Nuovo assassinio politico a Tunisi: forse inconciliabili laicismo e islamismo




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Mentre  l’Egitto è sull’orlo di una guerra civile, in Tunisia è stato assassinato un altro membro della coalizione di sinistra, all’opposizione del governo islamico di Ennahda.  Mohamed Brahmi di 58 anni, mentre era con moglie e figlia per le strade di Tunisi, è stato avvicinato da due uomini in motocicletta, i quali l’hanno crivellato di proiettili sparati da un mitra: sembra che siano stati undici i colpi che hanno raggiunto il dirigente politico.

Subito dopo l’assassinio, avvenuto in mattinata, migliaia di persone si sono riunite davanti la sede del Ministero dell’Interno per protestare. Tra l’altro c’è una inquietante coincidenza simbolica, poiché oggi, 25 luglio, cade l’anniversario dell’indipendenza della Tunisia dalla Francia.

Brahmi è stato fondatore e segretario generale del Movimento del Popolo (Echaâb), partito di opposizione laico e nazionalista, nato dopo la fine della presidenza di Ben Ali nel 2011. Inoltre era anche membro dell’Assemblea Nazionale Costituente, incaricata di scrivere la nuova Costituzione del paese. Per venerdì è stata indetta dal Presidente della costituente una giornata di lutto nazionale.

Dopo l’omicidio di Chokri Belaïd, il leader dell’opposizione, avvenuto il 6 febbraio di quest’anno, adesso un altro grave atto criminoso insanguina il paese, in un momento in cui la situazione sociale, economica e politica è davvero difficile. Anche perché il governo islamico, che ha subito un rimpasto dopo il primo omicidio, è accusato di collaborare con le frange estreme. Tra l’altro queste si sono macchiate di numerosi atti di violenza, tra cui un assalto all’ambasciata americana.

In ballo vi è una costituzione da scrivere, dove si vorrebbero far passare le norme della sharia, cioè la legge islamica, in un paese dove la laicità è una dimensione culturale abbastanza diffusa, simboleggiata dal processo alla blogger Amina. Ma in ballo c’è anche l’impossibilità di onorare la primavera araba, poiché quello che succede in Egitto e in Tunisia è forse la dimostrazione che l’islamismo e il laicismo, nella gestione dei paesi arabi, è inconciliabile.

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