Il giornalismo italiano malato come il sistema politico che lo finanzia



Che il giornalismo italiano sia malato è un fatto conclamato, non che sia mai stato in splendida forma, almeno dagli anni sessanta in poi, ma negli ultimi vent’anni è sprofondato negli inferi… Se gli anatemi di Beppe Grillo, conditi di insulti e di nessuna analisi, non spiegano granché sul suo stato di salute, c’è da dire che il giornalismo italiano vive di riflesso la medesima crisi sistemica della sua sovrastruttura, cioè il sistema politico…

 L’Osservatorio di Pavia insieme a Medici Senza Frontiere hanno elaborato un rapporto che descrive come il sistema informativo italiano sia inadeguato rispetto al contesto internazionale. Questo perché le notizie sugli eventi catastrofici, che siano provocati dalla natura o dai conflitti bellici nel sud del mondo, non vengono riportati praticamente da nessun telegiornale italiano, nonostante il desiderio del pubblico ad essere informato e, non ultimo, il dovere di informare.

 I dati di questo rapporto sono sconcertanti, al di là del fatto che quotidianamente lo sconcerto assale chi assiste, in modo non culturalmente omologato, ai telegiornali italiani. L’indagine  prende in esame la copertura delle crisi umanitarie nei principali notiziari di prima serata dei sette network generalisti, i quali, nel 2012, hanno dedicato solo il 4 per cento dei servizi a contesti di crisi, conflitti, emergenze umanitarie e sanitarie.



 Contemporaneamente un’altra recentissima ricerca di Eurisko sottolinea che il 64 per cento del campione considera troppa l’informazione politica presente nei media, e il 60 per cento lamenta poca informazione sulle organizzazioni umanitarie, mentre il 78 per cento ritiene eccessiva la quantità di gossip nella gerarchia delle notizie.

Ma c’è un’altra storia che si va ad incrociare con questi dati, questa volta di cronaca nera, che riguarda la carta stampata, si perché ci sono sei parlamentari che fanno pure gli editori che hanno percepito indebitamente dallo Stato finanziamenti per i loro giornali, per un ammontare di 110 milioni di euro, e per questo sono sotto inchiesta.

Ma che relazione c’è tra le ricerche sui media e le truffe degli editori/parlamentari? La relazione c’è ed è molto stretta e riguarda l’interconnessione simbiotica tra il giornalismo ed il sistema di potere, anzi si potrebbe dire che l’una è l’interfaccia dell’altra. Gli elementi li abbiamo già snocciolati… L’Italia è l’unico paese al mondo il cui lo Stato finanzia in modo massiccio gli organi d’informazione, e la quantità di giornalisti che passano a fare politica nelle istituzioni è altissima. Senza parlare della partigianeria politica, ormai ufficializzata a trecentosessanta gradi, da parte di tutti i giornali, tranne rarissimi casi, che nei dibattiti pubblici emerge in modo palese, tanto che non si capisce la differenza tra un giornalista ed un politico.

 Se la simbiosi tra media e potere è una tradizione storica del giornalismo italiano, negli ultimi anni ha assunto una densità parossistica, quando il pensiero va ai dossieraggi ad orologeria che escono fuori contro questo o quell’avversario del referente politico. Ma anche questo spiega perché tre quarti dei notiziari sono fermi sulla cronaca politica, anche quando nel mondo succedono eventi straordinari o conflitti bellici che investono prima di tutto le popolazioni. Durante i giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica in Cina un terremoto uccise centinaia di persone e in Italia non se n’è saputo niente...

 Ma cosa ancora più grave è l’effetto “spirale del silenzio” sui temi fondamentali della nostra vita che sono collegati sia geograficamente che socialmente. Si perché se in Somalia o in Nigeria o in Eritrea o in Congo o in Sudan o in Costa d’Avorio o in Eritrea, interi pezzi di popolazione vengono sterminati i mezzi di comunicazione di massa hanno il preciso dovere, poiché il loro statuto etico lo impone, di parlarne e anche tanto.

 Parlarne perché la pressione dei mezzi d’informazione può fare la differenza nella difesa delle popolazioni civili. Parlarne perché quando arrivano i barconi a Lampedusa gli italiani devono sapere perché donne, uomini, bambini sono costretti a fuggire per cercare riparo in altri luoghi. Al di là del fatto che quello italiano possa essere un popolo razzista, e lo è, almeno non accampassero scuse costruite sulla loro ignoranza…

 Ecco perché la responsabilità dei mezzi d'informazione italiani è altissima sui temi legati al razzismo in questo paese. E la stessa responsabilità legata alla corruzione come pratica diffusa in tutta la stratificazione sociale: in qualsiasi paese avanzato le varie Tangentopoli sarebbero emerse dall'azione dei mezzi d'informazione, mentre in Italia, paradossalmente, le prerogative del quarto e quinto potere sono state esautorate dal terzo potere, cioè dalla magistratura...

 

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